Abbiamo tutti un talento, ma solo pochi di noi riescono a riconoscerlo e a sfruttarlo al meglio.
Se i superpoteri degli eroi dei fumetti sono piuttosto evidenti, al contrario i superpoteri della vita reale passano spesso inosservati.
Perché accade ciò? La maggior parte della gente è infatti dotata di almeno un talento, qualcosa che sa fare meglio della maggioranza delle altre persone, ma – come ha scritto di recente Whitney Johnson, executive coach e autrice di numerosi saggi – spesso “sottovaluta ciò che fa intrinsecamente bene”.
Sarà capitato anche a te, quando il tuo superiore o un collega ti ha chiesto di svolgere un compito che sentivi nelle tue corde e che quindi metteva a frutto il tuo superpotere, di pensare “Ma è così facile, è troppo facile”.
Ciò si traduce in una perdita sia per le aziende, che sovente non riescono a fare tesoro dei punti di forza e delle eccellenze di dipendenti e collaboratori, sia per le persone stesse, costrette in tal modo a fare più fatica di quanta sarebbe necessaria per realizzare però molto meno.
È possibile dunque superare questo ostacolo mentale e imparare a riconoscere il proprio potenziale?
Come suggerito da Johnson, porre a te stesso le seguenti tre semplici domande può aiutarti a scoprire per cosa sei portato:
1. CHE COSA TI ESASPERA?
Ci sono delle attività che ti riescono facilmente da subito, senza sforzo?
Ci sono dei compiti che, quando gli altri non riescono a portare a termine con altrettanta rapidità e competenza, ti causano fastidio?
Ecco, questi sono segnali utili per individuare il proprio potenziale.
Ad esempio: “Sono stranamente bravo a ricordare strade e punti di riferimento e ho un ottimo senso dell’orientamento e spesso mi infastidisco con chi si perde facilmente, ma ho un pessima memoria per i nomi”.
2. QUALI SONO I COMPLIMENTI CHE RIFIUTI?
Quando siamo naturalmente bravi in qualcosa spesso tendiamo a dare a quella capacità o attività meno importanza, a minimizzarla, a svalutarla.
Hai mai reagito ad un complimento o un apprezzamento dicendo “Oh, non era niente”? Forse per te non è stato davvero niente, ma può aver significato molto per altri, può averli aiutati nel lavoro o liberati di un’incombenza fastidiosa.
Johnson sostiene che è proprio questo il motivo per cui è importante tenere in considerazione questi complimenti, distinguendoli dalle lusinghe: possono indicare punti di forza che sottovaluti in te stesso, ma che sono preziosi per gli altri.
3. A COSA PENSI QUANDO HAI LA MENTE LIBERA?
Di recente Bill Gates, il fondatore della Microsoft, parlando davanti a degli studenti di Harvard ha detto: “The thing that you’re likely to be world-class at is whatever you obsessed over from age 12 to 18. In my case, it was writing software”.
Sono proprio le attività che ti divertivi a fare da adolescente, quelle in cui è probabile che tu possa diventare massimamente competente ed esperto, ‘un artista di livello mondiale’.
Johnson afferma lo stesso: se ogni volta che ha un momento di calma il tuo cervello non riesce a smettere di pensare a qualcosa, è un segnale per capire che hai una naturale “ossessione”, ossia propensione per quella cosa.
E, ha continuato Gates, dove c’è ossessione l’abilità di solito si sviluppa.